Le Solite Scritte

26 marzo 2024 — 23 aprile 2024

Le solite scritte è una serie di lavori di Giulio Alvigini presentati a OPOS in collaborazione con Magazzeno Arte Contemporanea in una mostra dall’omonimo titolo curata da Andrea Meregalli. 

È paradossale e anacronistico per Alvigini, che fa della comunicazione, soprattutto tramite i social e prevalentemente attraverso i meme (suo è l’account Instagram @makeitalianartgreatagain), un potente mezzo per fare arte, decidere di inaugurare una sua personale a Milano con un evento di cui non si è divulgata nessuna informazione. Andare controtendenza per l’artista non è una novità, anzi è fra i suoi passatempi preferiti. Il titolo della mostra è un invito non troppo velato allo spettatore a non farsi aspettative, poiché dall’altra parte incontrerà sempre e solo Le solite scritte, ma è anche un’omissione di colpa intelligente e ironica da parte dell’autore. Non a caso ad accogliere i visitatori all’ingresso c’è la prima opera che reca, su un telo di dimensioni 2×3 metri, la scritta Tutto già visto, refrain ripetuto alla noia in ogni edizione della Biennale o in tutte le svariate fiere d’arte che ormai hanno saturato i dodici mesi del calendario. E se tutto già visto, anche tutto già scritto, poiché sono tanti gli artisti che si confrontano nel quotidiano con parole, frasi, lettering e font differenti. Due esempi importanti che si incontrano spesso qua a Milano sono Marcello Maloberti e Pietro Terzini. Ma Giulio Alvigini utilizza le sue scritte come un’arma per scardinare il sistema dell’arte. Sistema che definisce come “l’oggetto sociale per me più tossico e affascinante”. Lo indaga con onestà e disillusione e focalizza la sua ricerca sulle dinamiche che lo contraddistinguono. È irriverente, provocatorio e mordace. Tutto per lui diventa BELLISSIMO, una parola ripetuta così frequentemente agli opening da risuonare come un intercalare. Se La pittura ormai A rutt i paL, e ce lo fa notare scrivendolo su uno specchietto da trucco per leggerne il riflesso, allora non resta che giocare a Il giro del mondo dell’arte, ideato in collaborazione con Bonobolabo,  una rivisitazione del gioco dell’oca che ripercorre tutte le difficoltà e le insidie che si trova ad affrontare un giovane artista quando deve confrontarsi con la propria carriera. Forse sono proprio le dinamiche, le regole, gli atteggiamenti, le rigidità dei fautori e dei fruitori, tutto ciò che circonda il mondo dell’arte, è potenzialmente esso stesso opera d’arte, per questo motivo È tutta una performance, opera site-specific a lettere cubitali che occupa una parete per 24 metri di lunghezza, e lo siamo anche noi nel momento stesso in cui la osserviamo, Alvigini, infatti, è un convinto sostenitore che la vera opera d’arte di una mostra o di una fiera, in fin dei conti, sia il pubblico. E va bene così, del resto, è scritto!

Foto di: Ken Anzai
Postproduzione: Jacopo Graziano

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