Chi siamo
OPOS rifugge per natura ogni genere di classificazione, rifiuta ogni etichetta e declina ogni definizione. È perciò difficile descriverlo, rappresentarlo con un esiguo numero di parole scritte.
OPOS è innanzitutto un edificio industriale riportato alla vita nel 1990, da Alberto Zanone, la cui visione avanguardista e comunitaria ha consentito fin da subito di aprirsi a una dimensione plurale, di condivisione e partecipazione.
La storia di OPOS ha radici che si diramano dal mondo del design, dell’architettura e dell’arte, fino ad arrivare a quello del tessile e della maglieria. Ma la natura indefinita di questo luogo l’ha condotto inesorabilmente ad accogliere nel suo disegno altre discipline e forme d’arte.
Oltre ad essere uno spazio fisico, OPOS è soprattutto un luogo metafisico. È stato definito come un’officina di idee ed è stato e sarà fucina di numerosi progetti. Un luogo di realizzazione, di concretezza, ma anche pura astrazione. Qui si prediligono gli anticonformismi eccentrici e la curiosità instancabile, si rifiuta categoricamente di seguire le effimere tendenze della società, per proiettarsi in una dimensione senza tempo. È uno spazio in cui predomina la libertà di creare inconsuete associazioni, generare cortocircuiti, intraprendere sentieri non prevedibili o in cui lasciar scorrere, anche irrazionalmente, i flussi di pensieri.
OPOS è una comunità, l’insieme delle persone che nel passato e nel presente l’hanno attraversato e lo attraverseranno.
OPOS è tutto questo e soprattutto è ricerca, passione e cura di coloro che credono e partecipano a questo progetto.
La Storia
La storia di OPOS inizia nella seconda metà degli anni ‘80, quando Alberto Zanone, imprenditore e progettista nell’ambito della maglieria, era solito girare in Vespa per le periferie milanesi. Un giorno, mentre attraversava il quartiere Certosa, capitò davanti a un palazzina con la scritta “vendesi”. Entrò da una porta semiaperta e rimase folgorato dallo spazio che si ritrovò davanti.
Sensibile alla bellezza delle archeologie industriali di Biella, la sua città natale, Alberto non si lasciò scappare l’occasione e nel ‘87 acquistò la proprietà. L’edificio risaliva ai primi del Novecento, un’ex-fabbrica di elettro-morsetterie in stato d’abbandono da una quindicina d’anni. Con l’amica architetto Pia Karin Spreafico, iniziarono i lunghi e difficili lavori di ristrutturazione, durati tre anni.
Quando l’edificio fu pronto nel ‘90, Alberto si trasferì lì con la sua attività Zanone e nel ‘91 partirono i primi progetti OPOS.
Alberto e l’amico artista Roberto Cesaretti, interessati alla sperimentazione e alla ricerca nell’ambito dell’architettura e del design, pensarono immediatamente ai giovani e partirono con un’idea precorritrice: un concorso per designer Under35, realizzato in concomitanza del Salone Del Mobile, anticipando così di diversi anni il SaloneSatellite. Dopo un’attenta selezione delle diverse candidature da parte di un comitato scientifico, venivano scelti e presentati i progetti dei giovani più promettenti. Alcuni furono messi in produzione da aziende del settore come la fioriera Erbale di Becchelli, Bortolani e Maffei prodotta da Driade (1996) e le puntine The Fly di Donata Paruccini prodotte da Alessi (2001). Altri vinsero dei premi, come ad esempio la Packlight di Lorenzo Damiani che conquistò il titolo di miglior Progetto Giovane del Compasso d’Oro nel 1998. Questa attività è andata avanti dal 1991 fino al 2002. Successivamente furono ideate mostre tematiche, come (clan)destino (2001), Acqua (2003), NEW AGRIculture (2004), e progetti di sperimentazione e ricerca, avviando collaborazioni con aziende e istituzioni.
In questi anni si è configurata la vera identità di OPOS: uno spazio restio ad accogliere le logiche puramente commerciali della produzione, privilegiando l’innovazione nella sua dimensione anche astratta, promuovendo la ricerca e volgendo lo sguardo verso orizzonti d’avanguardia e sostenibilità.
Ne è una prova il progetto intrinsecamente legato ad OPOS, asap – as sustainable as possible, che dal 2007 si dedica ad approfondire temi legati al “consumo etico” e al “consumo sostenibile” nel settore del tessile e dell’abbigliamento.
Dal 2003 il marchio Zanone è stato venduto a terzi e OPOS è stato affittato a chi ha rilevato il brand. Dal 2019 lo spazio è stato ripreso in gestione da Alberto, al fine di riportarlo al suo scopo originale. Purtroppo il Covid ha costretto a rimandare la riapertura, che è slittata a dicembre 2021 con l’evento di presentazione del progetto NONNO. La programmazione ufficiale delle attività ha ripreso solo nel marzo 2024 con un programma rinnovato, ma sempre fedele alla sua identità.
Oggi le attività di OPOS sono organizzate e curate da un comitato scientifico composto da Alberto Zanone, Stefano Maffei, Shlomo Harush, Andrea Meregalli e Dora Casadio.
Il resto della storia si scoprirà man mano…