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OPOS, con la mostra “transformer”, intende orientare la ricerca dei designer all’idea di trasformazione.

Il mondo contemporaneo, ad ogni latitudine e longitudine, sembra oggi dominato dal cambiamento.

Pur nell’apparente assenza di ideologie e grandi utopie positive l’ambiente materiale ed immateriale mutano senza posa con la velocità del pensiero, del calcolo, della comunicazione, dell’informazione. Così le persone, i luoghi, gli oggetti e il loro valore.

Le nostre stesse identità cambiano, e la nostra dimensione esistenziale si trasforma, diventando trans-culturale, trans-locale, trans-biologica, trans-generazionale, trans-gender, trans-genica, trans-itoria.

Similmente si trasformano i luoghi che abitiamo, gli oggetti che usiamo, le forme di vita che osserviamo, la lingua che parliamo.

Opos vuole sottolineare con forza come questo cambiamento sia sempre più rapido e diffuso, coinvolgendo le persone ed il modo in cui definiscono la propria identità, gli spazi della vita sociale e individuale, la propria esperienza del mondo presente.

Considerando questo movimento dominante, OPOS pone oltremodo una semplice domanda: una puntuale, modesta e motivata resistenza al cambiamento, un atteggiamento di diversità ed originalità o un piccolo antagonismo esemplare, siano essi in forma di oggetto o di lavoro emblematico, potrebbero contribuire al nostro cambiamento?

Progettare la trasformazione con adeguata consapevolezza, questo appare necessario a OPOS. Progetti che incorporino nella propria essenza l’idea del cambiamento ma anche di resistenza al cambiamento stesso: in modo tale che la trasformazione si affermi, oltreché come condizione inevitabile, come dimensione virtualmente positiva del tempo presente che non dimentica il passato.